di Camilla Medani
Il termine femminicidio è un sostantivo che identifica i casi di omicidio in cui una donna viene uccisa da un individuo di sesso maschile per motivi basati sul genere. Esso costituisce dunque un sottoinsieme della totalità dei casi di omicidio aventi un soggetto di sesso femminile come vittima. La parola è adottata dallo spagnolo feminicidio e il concetto fu teorizzato per la prima volta dall’antropologa Marcela Lagarde, rappresentante del femminismo latinoamericano. Nell’ordinamento penale italiano il termine ha fatto per la prima volta comparsa nel 2013, con il decreto legge n. 93. Gli omicidi di genere riguardano l’uccisione di una donna in quanto tale, ed è soprattutto nella relazione di coppia, ancora in essere o già conclusa, che si insidia il dato più allarmante. L’omicidio della donna commesso dall’uomo nella quasi totalità dei casi è il finale di un susseguirsi di violenze fisiche e psicologiche ripetute e perpetrate nel tempo nei confronti della partner, di contrasti nella relazione di coppia che possono celare la volontà di dominare e possedere la stessa, e spesso maturano al culmine di dissidi mossi dalla gelosia.
L’Istat, Istituto nazionale di statistica, ha pubblicato i dati sulle vittime di omicidio nell’anno 2021, da cui emerge che sono stati perpetrati 104 femminicidi su 119 omicidi in cui la vittima era donna, 70 di queste sono state uccise nell’ambito della coppia, dal partner o ex partner.
Da Nord a Sud, le regioni più violente per le donne sono Liguria, Emilia Romagna, le Province di Bolzano e Trento, a cui si aggiungono il Lazio e l’Abruzzo. Sono più spesso al Nord le regioni con il tasso più elevato di donne uccise dai partner o ex partner.
Il lockdown dovuto all’emergenza sanitaria per la pandemia di Covid-19, ha inciso negativamente sui femminicidi. Un report del Servizio Analisi Criminale Interforze, l’organismo che analizza e unisce tutti i dati provenienti dalla Polizia, dai Carabinieri, dalla Guardia di Finanza e dalle Guardie Penitenziarie, esaminando i numeri dall’inizio di gennaio alla fine di giugno 2020, dimostra che il totale degli omicidi volontari perpetrati nei primi sei mesi dell’anno 2020 è sceso da 161 del 2019 a 131, ma il numero di donne uccise è addirittura salito da 56 a 59. A fronte di un calo del 19% degli omicidi, la percentuale dei femminicidi sale del 5%.
Il periodo del lockdown ha influito positivamente sul numero totale degli omicidi ma non sugli omicidi con vittime di sesso femminile.
Nel 2006 è stato attivato dal Dipartimento per le Pari Opportunità il 1522, numero di emergenza che ha l’obbiettivo di contrastare il fenomeno della violenza a danno delle donne.
Il numero è attivo 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno ed è accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente. Le addette telefoniche del servizio forniscono una prima risposta ai bisogni delle vittime di violenza di genere, con assoluta garanzia di anonimato. I casi di violenza
che rivestono carattere di emergenza vengono accolti con una specifica procedura tecnico-operativa condivisa con le Forze dell’Ordine.
Il 17 luglio 2019 è stato definitivamente approvato dal Senato con 197 voti a favore, 47 astensioni e nessun voto contrario il cosiddetto Codice Rosso, legge n. 69/2019, recante “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere”.
La legge deve il suo nome alla misura che prevede l’introduzione di una corsia veloce e preferenziale per le denunce e le indagini riguardanti casi di violenza contro le donne, esattamente come avviene nel pronto soccorso per quei pazienti che necessitano un intervento immediato.